Le vere signore non viaggiano

6,50

A cura di Renata Discacciati
Archinto – La Viaggeria 2006
Collana In viaggio con…
Brossura editoriale con risvolti, in 16mo, pp. 149; illustrazioni di Michela Santarella
Ottime condizioni
ISBN 9788877684547

Esaurito

Descrizione

“L’affermazione del titolo è smentita dal contenuto: molte signore inglesi (l’unica eccezione è l’americana Edith Wharton) nel corso dell’Ottocento e all’inizio del Novecento viaggiavano impavidamente nei cinque continenti. Questo piacevolissimo libretto (arricchito da belle illustrazioni) raccoglie le esperienze di viaggio di esploratrici mogli di funzionari e diplomatici scrittrici. Si tratta di frammenti minuscoli che non bastano a darci un’idea precisa delle capacità letterarie delle autrici ma che offrono quadri d’ambiente considerazioni sulle diverse culture incidenti di viaggio rivelando spesso acutezza di osservazione e senso dell’umorismo. Beth Ellis scrittrice e viaggiatrice in Birmania racconta l’incontro con un gruppo di locali che la circondano minacciosi: la donna si è avventurata fuori dal villaggio sola in bicicletta e si prepara a un destino peggiore della morte. Presto però si accorge che l’interesse degli indigeni è in realtà concentrato sulla bicicletta e l’episodio si chiude del tutto pacificamente. Non è detto che siano sempre le scrittrici a offrire i documenti più interessanti: Mary Wortley Montagu moglie di un diplomatico compie un’analisi non convenzionale della situazione delle donne turche; R. H. Tyacke scalatrice sull’Himalaya fornisce la descrizione dell’attrezzatura per una scalata nonché notazioni precise sull’abbigliamento più adatto alle signore. Il libro si chiude con le parole di Louisa Jebb reduce da una traversata a cavallo dell’impero turco: il viaggio le ha permesso di definire i suoi valori: il ritorno a casa è inevitabile ma non accolto con gioia. Dalla stanza d’albergo scrive: “Non siamo più in una terra in cui gli uomini e le donne sono giudicati dalle loro capacità di essere uomini e donne: è il costo del nostro abbigliamento a conferirci un rango”. Franca Cavallarin